Descrizione
Sigmund Freud e la sua teoria dell’ “invidia del pene” sono il pretesto per raccontare la storia di una donna che si è formata nei caldi e decisivi anni Settanta e Ottanta, imponendosi per ottenere pari diritti e valori in una realtà ancora fortemente maschilista.
La sua vita è iniziata alla vigilia della rivoluzione del ’68: l’anno della rivolta giovanile, quando l’Italia si sta godendo i frutti di una grande trasformazione economica e sociale, quando sta aumentando il grado di cultura e di istruzione, quando la televisione sta in un certo senso completando l’unificazione nazionale. Il ’68 fu una dichiarata trasgressione al sistema sociale e culturale tradizionale.
Il Settanta, sebbene ricordato mestamente come gli “anni del terrorismo”, o “anni di Piombo”, invece è il periodo delle conquiste sociali e civili, ottenute con lotte, sudore e sangue, ma è anche il momento storico in cui l’Italia cresce con il divorzio, l’aborto e soprattutto con il diritto di famiglia che sancisce, a livello giuridico, la parità fra i generi.
Il punto di vista di Marzia Roncacci, che riporta nel proprio racconto autobiografico i ricordi di gioventù e dell’età adulta, viene fatto coincidere con la storia della rivolta femminile. Sono anni in cui è cresciuta insieme a queste lotte e ha scoperto nel frattempo il vivere sociale: si è formata culturalmente, ha scoperto l’amore e il sesso, si è sposata, ha avuto un figlio, è diventata nonna, ha studiato, ha lottato per conquistare una professione che poi ha difeso dalle insidie, spesso portate anche dalle altre donne. Roncacci non ha mai cercato di emulare il maschio, e non ha mai rimpianto, neppure nei momenti di sconforto, di non essere nata maschio. Il libro diventa allora un “manifesto” per gli uomini, le donne, per tutti. In special modo diventa una dichiarazione culturale e sociale rivolta alle nuove generazione.